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mercoledì 2 marzo 2011

Sono Un Attore, Ma Faccio il Bancario

Vi voglio raccontare di una cosa che mi è successa in questi giorni, la quale mi ha fatto molto riflettere, su di me, sulla mia vita, sulle scelte che ho fatto. Attualmente lavoro presso una banca o, per meglio dire, vi lavoro da circa sedici anni. Prima facevo qualcosa di molto diverso: dopo avere frequentato un’importante scuola di recitazione romana, incominciai il mestiere d’attore. 


Non mi voglio soffermare sulle motivazioni che mi spinsero, ventennea iniziare questo tipo di percorso lavorativo bensì focalizzare le ragioni che mi indussero ad abbandonarlo, dopo appena due anni, malgrado gli esordi fossero stati incoraggianti. 


Mio padre, a quel tempo anch’egli bancario, non vedeva di buon occhio questa mia scelta di recitare: le volte che facevo ritorno a casa, da Roma, egli mi accoglieva con freddezza quando io invece non desideravo altro che un suo cenno di comprensione e solidarietà. 


In breve, presto non riuscii più a sopportare l’idea che si fosse  interrotta l’armonia all’interno della mia famiglia a causa di una mia decisione; le parole che fecero cadere la mannaia sul mio progetto di fare dell’attore la mia professione e la mia vita furono: “Lascia perdere quell’ambiente, c’è gente poco seria. Vieni a lavorare in banca, dove invece la gente seria c’è”. 

L’anno successivo ero già allo sportello a contare quattrini. Mercoledi scorso sono venuti, nella filiale dove a tutt’oggi lavoro, a tenerci lezione due colleghi della direzione generale;due capi. Orbene dopo averci, a me e ai miei colleghi di filiale, illustrate le nuovissime strategie di mercato uno dei due dirigenti, certamente il più simpatico dell’accoppiata, terminò la lectio con il seguente discorso: “Dimenticatevi della banca di una volta, la banca dei ragionieri non esiste più. Ora c’è la banca basata sulla comunicazione, sul rapporto con la gente, con i clienti. Insomma, fate un po’ di cinema!” 


Quell’ultima parola mi scosse dai piedi alla testa. Mi passarono davanti agli occhi in un lampo infinite immagini confuse tra loro: Roma, i set cinematografici, stanzette umide e piene di speranze, serate da solo ad ascoltare musica e pastasciutte fredde e scondite, facce di amici e amiche, stazioni ferroviarie e pioggia e valigie e marciapiedi, pianti e risate di gioia e questa è la mia vita e non la cambierei per niente al mondo… 


Oggi mio  padre è un anziano signore in pensione, dopo quarant’anni di onorato servizio e una brillante carriera in banca. Di una cosa tuttavia sono certo, o quantomeno voglio pensare che sia così: se a suo tempo avesse potuto immaginare che cosa sarebbe diventato l’ambiente delle persone serie come lui lo dipinse a me più di quindici anni fa beh, forse, forse, io adesso farei l’attore e non il bancario.

Non esiste una strada sbagliata. Ogni strada ti porterà a una destinazione.


A presto!


Mario Pullini


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