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martedì 22 febbraio 2011

Il Potere Si Annida Nella Nostra Educazione



Se c'è un luogo comune odioso, uno dei tanti, tantissimi che compongono la nostra cultura, societa, la nostra esistenza in ultima battuta, e che il potere, la manifestazione, l'esercizio dello stesso sia parte del nostro costrutto: che sia, come dire, fisiologico. Non è vero. O meglio, diventa fisiologico dal momento che si annida, insinua nelle nostre cavità; al pari di una malattia.

Ma non nasciamo con la sindrome onnipotente. Come non nasciamo simpatici, o antipatici. Lo diventiamo. Il processo inizia presto, molto presto: taluni riconducono l'insorgere delle prime manifestazioni del carattere umano addirittura nel soggetto nascituro. Tuttavia, per quanto precoce sia l'insorgere, rifiuto il concetto che l'Uomo nasca sopraffattore. Può capitare di pensare la sindrome onnipotente una manifestazione tipica non solo dell'Essere Umano, ma di qualsivoglia essere vivente, ridenominandola "istinto di conservazione".

Credo si tratti di un altro sonoro luogo comune. Il senso del branco, la gerarchia all'interno di un organigramma animale, per quanto se ne sappia non lascia pensare ad una volontà onnipotente; piuttosto ad una organizzazione, una ripartizione dei ruoli, finalizzata ad un'armonia, un incedere unitario dei componenti la medesima specie. Possiamo intendere la sopraffazione esercitata tra Esseri Umani con la medesima interpretazione? Dico che non è la prima idea che mi verrebbe alla mente pensando all'accordo, per cosi definirlo, pattuito all'interno della nostra, di specie.

D'altro canto, questa mia non vuole essere l'ennesima tirata contro una categoria di persone, una fascia sociale: il potere è esercitato, e di conseguenza subito, a tutti i livelli nella nostra società. Malgrado ciò, mantengo ferma la mia posizione di contrarietà nei riguardi di un fenomeno, l'esercizio del potere per l'appunto, come parte integrante e ineluttabile della nostra vita sociale. Ma da chi è incarnata la figura del  sopraffattore? Esiste un "tipo" di uomo di potere?

Nel nostro immaginario si tende a individuare tale soggetto nella persona di successo, in ambito politico ad esempio, o professionale più in generale, considerando, forse, la peculiarità dell'esercizio del potere come indispensabile alla buona riuscita di un progetto. Laddove credere questo fosse verosimile, e a mio modo di intendere lo è, credo si tratti di un ulteriore abbaglio. Una strategia, una organizzazione, una disposizione alla ripartizione delle mansioni, non necessariamente deve essere supportata dall'estensione del potere, per avere buona riuscita. Al contrario.

Nonostante questi semplici e apparentemente fruibili nella realtà, pensieri, tutti quanti partecipiamo al poderoso congegno che ci ospita dal primo all'ultimo. Perché lo permettiamo? Facciamo uno sforzo di memoria: a che cosa, o meglio, a chi associamo la prima, primissima sensazione di potere subito nella nostra prima infanzia? La risposta e semplice: ai genitori. Ai genitori riconosciamo, non avendo alternativa data la nostra vulnerabilità di bambini, la competenza di tale esercizio su di noi, scambiandola, nella nostra "ingenuità" di soggetti in divenire, in formazione, per esercizio di protezione.

Lasciandoci guidare (uso un termine "soft") da un altro, siamo sollevati da responsabilità, decisioni che non sappiamo o non vogliamo prendere, essere in fatiche che reputiamo non grado di sobbarcarci. In età adulta, la maggior parte di noi inconsciamente "esporta" questo atteggiamento esistenziale infantile, adattandolo a una situazione emancipata dal contesto (famiglia) naturale, nel contesto famigliare a cui ha dato vita.

Il veicolo primario, se non unico, in cui si muove il "batterio" del potere, è quello naturale della famiglia. Di li in avanti, nella nostra vita di adulti, non smettiamo di identificare la "figura dell'adulto" a cui demandare l'azione di "potere protettivo" su di noi, alla quale, a questo punto, non possiamo rinunciare essendo stata né più né meno l'educazione che abbiamo ricevuta.


A nostra volta la esercitiamo sui nostri figli, i quali lo stesso faranno con i figli loro, non prima di avere "eletto" il proprio genitore di adulti. Ognuno di noi in età matura si lamenta, inveisce, impreca all'indirizzo del Governo di turno ad esempio, o della politica in senso generale, riconoscendo in essi il sopruso, l'ingiustizia, la sopraffazione; esattamente ciò che fanno i bambini, gli adolescenti, con i propri genitori naturali.

E allo stesso modo degli adolescenti, limitiamo la nostra "rivoluzione" ai danni dei "genitori eletti" a un bisticcio verbale. Certo questo meccanismo non riguarda tutti quanti noi. Possiamo tuttavia pensare a una congrua quantità. La fusionalità, termine tecnico mutuato dalla Psicologia che può essere inteso comunemente come il sentimento genitore-figlio, è la responsabile dell'incubazione, in seguito protrazione, quindi esercizio, del potere.

Non esiste una strada sbagliata. Ogni strada ti porterà a una destinazione.


A presto!


Mario Pullini




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