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lunedì 6 dicembre 2010

Malattia Mentale e Diversità




Caro Beppe, cari Italians,
il riferimento alla malattia mentale da tempo è entrato nel linguaggio quotidiano. Dare del matto a una persona è fatto usuale, in taluni casi può essere sinonimo di particolarità, originalità. Che cosa sappiamo, dei matti? Spesso sono i protagonisti delle nostre barzellette, che ci fanno piegare dalle risate. Ci siamo mai chiesti perché? Il matto è sostanzialmente il «diverso», e in questo destino è in compagnia di omosessuali, handicappati, animali.

L'avversione alla diversità, in senso generale, fa parte della storia dell'umanità: è pressoché impossibile stilare un elenco delle sole guerre scoppiate in quanto crisi di rapporti tra popolazioni diverse per cultura; giornali e telegiornali ce lo ricordano quotidianamente. Sono convinto che tutte le ragioni «moderne», interessi politici, economici, che sono alla base dello scoppio di una guerra debbano essere ricondotte alla peculiarità di qualsiasi essere vivente della terra: l'atavica difesa del «proprio» dall'altro, in quanto diverso.

Ma che cosa rende diverso un matto, o per essere più precisi, uno schizofrenico, da chi non lo è? Per primo la sofferenza. Uno dei tantissimi luoghi comuni che circolano attorno alla figura del malato mentale, è che questi sia sostanzialmente un essere «libero», svincolato dalla realtà e per questa ragione scevro da impegni, responsabilità, in genere le seccature che affliggono i sani: il soggetto schizofrenico è detto tale in causa della propria dissociazione, la quale si manifesta attraverso il conflitto, costante, tra la componente residua razionale e il rifiuto della realtà, apportatrice di dolore.

Il popolo dei folli è costituito in maggioranza da soggetti viventi il dramma della dissociazione in atto. Il pazzo è il campo di battaglia ove si svolge questa carneficina. La distruttività è un altro elemento tipico dello schizofrenico: del proprio corpo, vissuto dal malato come «limitazione» della propria dipartita dalla realtà; delle situazioni che lo possano portare a evolvere: sono sistematicamente distrutte in quanto apportatrici di insicurezza.

Non dobbiamo dimenticare mai che il pazzo, della propria pazzia ha fatto un rifugio. Lo schizofrenico è un soggetto fragile, anche se a volte la propria fragilità è manifestata attraverso la violenza. Noi tutti dovremmo imparare a non temere coloro i quali si ritrovano a «scappare» per tutta la vita.

Non esiste una strada sbagliata. Ogni strada ti porterà a una destinazione.


A presto!


Mario Pullini




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