La Cultura della Non Cultura

Non lo so se questo mio sia un atteggiamento, una reazione che ha come obiettivo altro da ciò che è ingenerata. Fatto è che mi trovo a scontrarmi con chicchessia a riguardo di qualsivoglia argomento, situazione, notizia. E ciò fa di me inevitabilmente un anarchico. Un filo-islamico, un comunista. Comunista reazionario cattivo e insensibile. Che strano che di me abbia tutt’altra opinione.

Ma storia insegna che non v’è nulla di meno propugnabile del proprio pensiero, quando questo in qualche modo non corrisponde a una linea generale, comune. Non con questo voglio dire di sentirmi il depositario di chi lo sa quale scomoda verità, troppo grande per poter escire da una persona così piccola.

Tuttavia la sensazione che i miei simili, per così dire, mi rimandano nella manifestazione, olimpica, serena, indignata quel tanto che basta per non passare da anarchici e incazzati, del loro pensiero è esattamente la medesima. Questo periodo livellante, sul fronte dell’ideologia pura, della filosofia, della politica ha generato per contro un pensiero individuale ma riconducentesi a una linea più generale, totalitaria.

Ciò che i movimenti ideologici hanno prodotto nei decenni trascorsi, una formazione passiva, antieducativa del pensiero politico, oggigiorno è ottenuto seppure con strumenti affinati e in tali casi del tutto differenti per induzione, facendo leva sul cosiddetto buon senso personale; la crisi dei movimenti di pensiero, delle fedi religiose, della cultura in senso ampio mi pare abbiano portato non a una vuotezza personale, a un inaridimento sociale, bensì a una forma del tutto nuova di cultura della non cultura.

E’ come se la presa di coscienza dell’inadeguatezza, dell’imprecisione, della inutilità di un determinato stile della vita avesse partorito un nuovo tipo di essere umano.

Non esiste una strada sbagliata. Ogni strada ti porterà a una destinazione.

A presto!

Mario Pullini

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