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domenica 26 giugno 2011

La Tua Società Del Futuro: Avrai Meno Figli E Sarai Più Amico Degli Animali.


Ma si possono cambiare le cose affinché rimangano invariate? Tomasi di Lampedusa suggeriva che era possibile, anzi: era l'unico modo di incedere. Io non credo sia così: lo affermo sulla semplice base del vivere quotidiano, il quale mi rimanda, non senza paura, cadute, tristezze e a volte disperazioni da parte mia, una percezione e visione della realtà che più chiara non potrebbe essere: sta cambiando tutto. 

Mi trovo d'accordo con Vittorino Andreoli quando dice che il mondo non è mai cambiato come in questi ultimi quindici anni (come faccia a saperlo lui, o chiunque altro, è un fatto che desta stupore, ma si può credergli) e un cambiamento, che sia tale e non letteratural-lampedusiano, è qualcosa, forse per la prima volta, con cui dovremo fare davvero i nostri conti. 

Quindi immagino non si tratti, né si tratterà, di cambiare nome ad un partito politico, o guardare un film su un supporto digitale anziché sull'ossido di ferro di un nastro... Questi sono cambiamenti oserei dire collaterali a qualcosa d'altro, di davvero strutturale. Che cos'è questo altro? E chi può saperlo?? 

Quando appartenenza e conseguentemente identificazione "di vecchio tipo" cadono per volere collettivo (non mi si venga a dire che è un processo indotto dalle aziende multinazionali per vendere milioni di computer e cellulari... Le multinazionali sono di gran lunga meno potenti del desiderio di un solo ragazzo o ragazza di qualsiasi parte del mondo) allora non si può più ragionare su base storica: la storia, così come ci è stata tramandata, parla una ed una sola lingua: il potere esercitato ad opera di qualcuno nei confronti di qualcun altro. 

Che la generazione degli attuali diciottenni si disinteressi completamente di politica, dando importanza ad altro - ad esempio una sperimentazione continua sul come relazionarsi, come coppia o gruppo d'amici, tra loro, apparentemente conducendo vite piatte e senza interessi - è un buono e chiaro segnale che la storia, quella dell'Umanità che ci ha fatto compagnia a scuola e fornito materia di confronto per crescere, diventerà un esame universitario, da affrontare con curiosità piuttosto che come strumento esistenziale. 

Il Professor Galimberti dimostra un grande senso del presente e soprattutto grande coraggio ammettendo che quanto è stato fin ora, e quindi sé medesimo insieme a decenni di lavoro e studio, lotte, accanimenti, successi, cadute, speranze, disillusioni, è andato e non sarà padre di niente. 

Già, padre: ci stiamo organizzando pure per essere individui, e meno genitori, e lo faranno credo anche quelle popolazioni che ora vivono, o si stanno preparando a vivere, il proprio riscatto e sfornano figli a spron battuto: sarà chiaro pure per loro che ciò che serve a questo mondo non sono persone in sovrannumero (spero e credo succederà relativamente presto).

Concludo questo mio breve intervento immaginando quello che sarà il futuro nei prossimi decenni: un mondo di amici, uomini e animali, che utilizzeranno la propria vita - i primi, ma... chi potrà dirlo? magari riusciranno a farlo, in un modo proprio, finalmente pure gli animali - andandosi a fare visita, per parlare, ascoltare musica, stare insieme, amarsi o litigare in tutti i posti del mondo. Non è quello che già stanno facendo, gli esseri umani?

Non esiste una strada sbagliata. Ogni strada ti porterà a una destinazione.


A presto!


Mario Pullini

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