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sabato 9 aprile 2011

Gli Esperimenti Del Giovane Melvin Tripper


Melvin Tripper attraversò un momento di profonda depressione quando scoprì di non essersi laureato in ingegneria, e che con una laurea in psicologia non era possibile gestire un grande reattore nucleare: "Com'è potuto accadere?" si chiedeva smarrito, "Eppure gli esami mi pareva fossero quelli.." 

Cercò di non farne una malattia e attribuì il fatto alla sfortuna, (era lui difatti un fatalista puro che credeva in un Universo governato dal caso, eccezion fatta per le migrazioni dei Germani Reali: "Nessuno riuscirà mai a levarmi dalla testa che ci sia l'interesse di qualche multinazionale sotto.." amava ripetere) e assecondò quel sentimento sopito ma ineluttabile che aveva ereditato dal padre, e che fin dalla più tenera età non poteva tenerlo per più di un giorno lontano dagli adorati campi di soja: "La soja è tutto" soleva pronunciare a fine di ogni discorso.. "Certo, non è una Pontiac cabriolet, però è una piantina onesta, di poco consumo e che si presta volentieri alla coltivazione". 

Nella sua formazione di adolescente decisiva fu la figura del padre: persona schietta, concisa, di sani principi e ideali Arthur Tripper era il classico uomo d'altri tempi. La di lui seguente frase: "Ricorda Melvin, la vita è una giostra a dondolo" impressionò positivamente il giovane Tripper, fino al giorno in cui venne a sapere che lavorava in un'azienda che produceva attrezzature per giardini d'infanzia. 

Ma il salto vero e proprio è da ricercarsi attorno al diciottesimo anno d'età, quando il giovanotto Melvin, in preda ai primi appetiti sessuali, ormai preludeva al geniale uomo di scienza. Le ragazze con cui usciva, difatti, stentavano a capire se fosse un soggetto a dir poco interessante, affascinante, un'isola di verde nell'oceano grigio della mediocrità maschile oppure semplicemente deficiente. 

Facile giudicarlo sulla base dei primi sfortunati esperimenti di biogenetica sulle lumache senza tener conto del limitato parco strumenti a disposizione, quando per primo tentò la clonazione di una chiocciola con sole tenaglia e mazza da calderaio: "Se solo avessi avuto una morsa.." sospira a distanza di quarant'anni con grande rammarico. 

Riportiamo appresso la testimonianza di Merjery Mitchell, amica e attuale compagna del professore: "Era l'estate del '53. Melvin, mi ricordo, era felice a causa dei primi risultati ottenuti con le lumache. Passeggiavamo spensierati mano nella mano lungo un argine quando, ad un tratto, si bloccò e mi fissò negli occhi, ammonendomi di non fare parola a nessuno e per nessun motivo di ciò che stava per dirmi. 

In quel periodo Melvin stava conducendo degli studi fluviometrici, e mi confidò che dopo alcuni giorni di febbrile lavoro e intuizioni continue poteva sostenere con sicurezza che con una semplicissima costruzione a semicerchio di mattoni posta tra una sponda e l'altra, si sarebbe finalmente potuto attraversare il fiume senza ogni volta bagnarsi scarpe e calzoni. 

Quando gli dissi che già esisteva e che si chiamava ponte sulle prime non volle credermi, poi andò in escandescenza e da allora, ogni mattina di buon'ora, Melvin si alza per primo dicendomi: "Rimani pure a dormire.. Vado io a ritirare il latte". In realtà, io so che va in giardino a caccia di ragni che mi infila poi di sorpresa nella schiena scoppiando in una fragorosa risata". 

Non esiste una strada sbagliata. Ogni strada ti porterà a una destinazione.


A presto!


Mario Pullini




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